Negli ultimi anni ci siamo imbattuti spesso in notizie riguardanti il comportamento anomalo dei nostri adolescenti, nuove modalita’ di esperire la vita sociale e la ricerca della trasgressione caratterizzano i fatti che sono balzati recentemente alla cronaca.
Ma è proprio la nostra societa’ a nutrire i nostri giovani, il potere mass mediatico di trasmissioni (reality), dove l’esibire, il mostrarsi in tutto il proprio edonismo e il privato viene sbandierato in piazza, ha creato nuove parole chiavi del linguaggio adolescenziale: esporre, ostentare, mostrare.
Questo ci ha portato a pensare ai giovani come bisognosi di trasgressione, quando al contrario sono alla perenne ricerca di sensazioni, anche estreme ed eccessive.
I nostri giovani non sono altro che il risultato di un processo mediatico – comunicativo in cui la relazione duale avviene oggi tra l’Io e cyberspazio, cioe’ chiunque, senza cosi’ l’importante e fondamentale determinazione del discriminante, che serve a scegliere consapevolmente amicizie e conoscenti, con i relativi rischi. E’ proprio qua che il genitore deve intervenire accostandosi ed affiancandosi al proprio figlio senza sopraffarlo. Ognuno di noi sa meglio di tutti come porsi con il proprio figlio, e allora si cerca di leggere tra le righe i suoi comportamenti e se si intuisce che ha bisogno, si deve aiutarlo ma senza sostituirsi a lui. Gli adulti ovviamente sono piu’ abili e capaci ma il problema e’ soffermarsi ed insegnarlo anche ai nostri figli trovando spazio e tempi giusti…per la loro comprensione ed il loro divenire adulti.
Dobbiamo pensare ai nostri giovani e adolescenti come “vittime passive“ di una vita moderna che li investe con stimoli fortissimi e che, come un ciclone, li travolge rendendoli dipendenti da essa, cosi’ da spingerli poi a ricercare quel brivido che li disinibisce e li rendi quasi immortali.
dott.ssa Marianna Agostinelli