Secondo un recente sondaggio, l’Italia è il settimo Paese al mondo per numero di interventi di chirurgia plastica. I casi di responsabilità medica nel campo della chirurgia estetica sono in aumento, in un contesto sociale dove l’aspetto fisico è diventato fondamentale per sentirsi adeguati. In questo articolo riportiamo un caso recente di rinoplastica malriuscita, con conseguente risarcimento al paziente. I fatti descritti sono reali, con nomi omessi per garantire la privacy, senza alcuna intenzione di ledere le categorie professionali.
Nel dicembre 2022, la signora X si è rivolta al chirurgo plastico dott. Y per sottoporsi a un intervento di rinoplastica, con l’obiettivo di correggere la punta del naso. Durante il colloquio preliminare, il chirurgo ha ritenuto non necessaria una simulazione dell’intervento, sostenendo che il profilo non sarebbe cambiato. Non è stata eseguita una TC pre-operatoria e, sebbene siano state scattate delle fotografie, queste non sono state consegnate alla paziente.
Il 18 maggio 2023, la signora X è stata ricoverata presso la Clinica Z srl e sottoposta a un intervento di rino-settoplastica in day surgery. Dal verbale operatorio risulta che la procedura ha incluso: “incisione sottoculumellare, scollamento intercartilagineo del dorso nasale, gibbotomia con osteotomia bilaterale, modifica delle cartilagini della punta con incisione marginale, amputazione e ricostruzione delle mediali con Vicryl 5/0, sintesi delle cartilagini triangolari e trattamento dei turbinati ipertrofici con radiofrequenza”. L’intervento si è concluso con tamponamento, applicazione di splint e cerottazione.
Dopo l’operazione, la signora X ha effettuato una visita di controllo dal dott. Y per la rimozione del gessetto e dei tamponi. Una settimana dopo sono stati tolti i punti di sutura. Tuttavia, già dopo due settimane, la paziente ha chiesto una nuova visita poiché insoddisfatta del risultato: il naso appariva mozzo e le narici visibilmente più dilatate. Il chirurgo, pur ammettendo che il risultato non fosse “un capolavoro”, ha proposto di risolvere il problema con un secondo intervento “molto semplice e immediato”. La signora X ha rifiutato questa opzione.
Il 18 giugno 2023, la paziente si è sottoposta a una visita maxillo-facciale e ha eseguito una risonanza magnetica (RM) che ha evidenziato una modesta deviazione del setto nasale verso destra, una lieve ipertrofia della mucosa dei turbinati inferiori e un leggero ispessimento della mucosa dei seni mascellari, senza segni di raccolte. Successivamente, il 18 dicembre 2023, la signora X ha effettuato una valutazione psicologica, dalla quale è emerso un quadro di stress e depressione conseguenti alla rinoplastica mal riuscita. È stato necessario un supporto psicologico mirato e la considerazione di opzioni terapeutiche per migliorare la qualità della sua vita e il benessere psicologico.
Il 6 febbraio 2024, la paziente si è sottoposta a una visita medico-legale. L’esame ha confermato un “risultato estetico poco naturale e morfologicamente insoddisfacente, frutto di una rinoplastica eccessivamente aggressiva”. Il naso appariva sellato, con una punta sollevata, globosa, larga e ruotata rispetto all’asse mediano, e persisteva una deviazione del setto nasale verso destra. È stata quindi consigliata una rinoplastica secondaria, specificando però che, anche in caso di buon esito dell’intervento correttivo, alcuni difetti morfologici potrebbero permanere a causa delle difficoltà nella ricostruzione delle parti mancanti, con un deficit residuo stimato al 6-7%.
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